Crediamoci

 Ogni volta che pensiamo di rifare il mondo invece di godercelo per quello che è siamo solo un po’egoisti. Bisognerebbe perdonare i loro difetti riflessi nei nostri errori il che significherebbe innanzi tutto saperli accettare generosamente con questo chiudo una giornata intensa di pensieri, il traffico neuronale si è intasato e la notte dovrebbe portare consiglio.

Era solo una questione di tempo, è tuttora una questione di tempo. Riuscire a fare quello che poi non si riesce a fare. Vorremo dire tanto, esternare anche l’odio represso ma il tempo ci mangia vivi.

E’ come avere gli orologi ma non essere padroni del tempo.


Non sono uscita indenne neanche io da questo meccanismo, da questo interrogativo. Vengo da una vita difficile, da esperienze dolorose e trovarmi davanti ad una diagnosi del genere mi sembrava troppo. Ero arrabbiata, furiosa. Non avevo già pagato abbastanza il mio tributo di sofferenza? Non avevo diritto ad un po’ di serenità? Perché a me?

Ma quella domanda non aveva senso. Chiedersi perché proprio a noi, a te, a me, a loro….non ha senso. Non ha senso chiedersi perché si è maschi o femmine, perché si hanno gli occhi azzurri oppure neri, perché siamo nati ad Orvieto  invece che a New York. Lo so punto alto…..ma rende l’idea.

Perché in questi limiti scopriamo talenti nascosti. L’accettazione richiede tempo, un processo di maturazione che spesso recide i rami vecchi pur di far crescere quelli nuovi.

Si atterra o ci si schianta e poi si risorge.

E’ inevitabile….vestire per anni la mimetica per non farsi ancora più male.

Poi ecco che sotto la mimetica si vedono i lividi. Pensavamo di esserle sfuggiti ma il mal di vivere e quelle fitte assurde hanno trapassato anche l’anima. Non si muore, si cresce, ci si sente più forti, ogni lacrima non spesa per quel dolore ci anestetizza.

Perciò abbiate fede, fiducia, speranza, benevolenza, misericordia e senso del dovere nel rispetto della vita...la nostra vita! 

Questo blog nasce da un idea, un pensiero particolare per i miei amici positanesi. Loro mi mandano sempre foto, video, racconti, leggende del posto. Ho chiesto loro di essere le mie gambe… ed io la loro narratrice di storie. Così rivivo quei luoghi a modo mio, ogni qualvolta che San Enzo De Lucia mi riempie con 60 foto su whatsapp intasando persino il Wi-Fi della Nasa. 

Ora bisogna muoversi….






Commenti

Post più popolari