Pensieri tra cielo e mare
Monte Faito, e il Noi: Positano unisce il mare al cielo, non c’è un salire qui, ma “solo” un ascendere, ed è un esercizio mistico come la danza degli spettri (o spiriti), come il ruotare dei dervish. Salire dalla spiaggia fin su alla cima “più alta”, Sant'Angelo ai tre pizzi (da 0 a 1444 metri s. l. m.), è un ottimo esercizio non esente da un bell impegno fisico, premiato però dalle differenti visioni di Positano che vanitosa si mostra in mille prospettive, fino a diventare sempre più piccola, e poi invisibile. Scavallato il canino, si raggiunge il monte Faito, e di li si arriva al Molare, dalla forma tipica del dente da cui prende il nome e che si nota anche da grande distanza. Per noi è una sorta di faro, vederlo da lontano e poi annullare con gli occhi della mente la distanza fino a toccarlo, e poi cominciare la discesa a ritroso sempre più giù fino a quando i sentieri diventano scalinatelle, e ritrovarsi all’improvviso a Positano è un tutt’uno, ed è così che ovunque siamo, e possiamo vederlo, questo esercizio è una visione del tutto naturale, una sorta di potere, un esercizio della mente che ci riporta alle nostre radici, che ci da una forza emozionale molto forte.
Lo so sembra strano, e forse lo è, ma questa montagna è pregna di misticismo come un po tutta questa zona della Campania, non a caso Felix, Su questo monte salirono (vado a memoria popolare) due frati benedettini, poi elevati agli onori degli altari come Santi e patroni, di Castellammare di Stabia e di Sorrento, Catello e Antonino, per fare i propri esercizi spirituali in eremitaggio, e si sistemarono in una grotta che ancora porta il nome del primo, come al solito non mancarono le tentazioni e aggressioni da parte del demonio, ma in soccorso dei due arrivò il principe delle Milizie Celesti, L’ Arcangelo Michele, a cui in seguito venne poi dedicata una piccola chiesa. E a sinistra poco prima di entrarvi, (adesso sono state spostate nel parcheggio sottostante, c’è un triduo di statue che ricorda l'evento.
I due Santi frati nel discendere dalla montagna presero strade diverse, Catello si recò a Castellammare, città di cui è diventato Patrono e Antonino a Sorrento dove ha avuto la stessa sorte, aggiungendo anche Arola uno dei tredici casali vicani, li a differenza da chi aveva incontrato prima lungo la strada fu dissetato da una vecchietta, che con la sua generosità, fece avere al paese una speciale benedizione: quella di trovare sempre l’acqua, infatti mio nonno Francesco Buonocore (sarto di professione e musico per passione), che ad Arola viveva ed era nato nel proprio cortile aveva un pozzo che dissetava tutto il vicinato e a cui poi aggiunse una pompa elettrica, per rendere più facile il riempire le bottiglie.
Penso che questo insegnamento, questa condivisione, sia stato il primo seme del Noi che mi è stato infuso dentro.
Enzo De Lucia
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