Storie di Luce
Si! Mi piacciono i lampioni, forse perché li trovo metafore di visione, pezzi e immagini di vita e di ciò che vogliamo in essi vedere. Per me il lampione è un poeta che (nel caso di Positano) guarda il mare in cerca di ispirazione in quella malinconia del mare quasi grigio come il cielo d’inverno, una sentinella solitaria messa a guardia del tramonto dove arriverà un guardiano del faro, che osserva navi e anime passare.
Vedra Dio nelle sue forme più o meno gradite.
Il lampione diventa quasi fastidioso perché interrompe la linearità dell’orizzonte, spezza la foto e si esalta a scapito di quella tela uniforme che è il cielo. Sembra messo lì quasi a caso, è qualcosa di inutile, un orpello un pò pomposo.
Quando la notte arriva, ecco che si rivela con tutto il suo splendore, da piccolo sole, come tante candele chiuse in un ampolla di vetro, resiste al vento alla pioggia, ad entrambi, ed è solo quando un lampo abbagliante lo batte in luminosità che il lampione ostinatosi spegne… per poi riaccendersi. Il lampione che lavora di notte e riposa di giorno, è come una clessidra che segna il tempo, e le epoche, ad olio, a gas, a cera forse, sicuramente oggi a corrente e con luci varie da quelle con il filo avvolto dentro a quelle a led, ed altre che saranno sempre di ultima generazione.
Si, mi piacciono i lampioni, a volte noto che sono in due e più, quasi a tenersi compagnia, come anziani che giocano a carte, mentre la vita va veloce, loro restano li a fermare questo tempo, a renderlo esteso, perché sotto il lampione puoi giocare, parlare, baciare… amare.
Enzo De Lucia
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